15-09-2025   Giocavamo bene, solo che era un sogno



La partenza della gita del Tennis Club Spirano venne celebrata in una settembrina mattina del 2025.
Uomini e donne, a occhio e croce, si pareggiavano in quanto a presenze, nonostante la particolarità dell’ora; lo stesso Presidente, se avesse potuto vedere (ma gli occhi si rifiutavano di rimanere aperti), si sarebbe meravigliato di avere un così alto numero di partecipanti che lo stavano accompagnando in questo viaggio.
Per abitudine, infatti, nel dolce mese che saluta l’estate, atleti e simpatizzanti si muovono (in corriera) alla ricerca di cielo azzurro e campi rossi, dimenticando il logorio della vita moderna, per dedicarsi ad un lungo fine settimana dello sport dei colletti bianchi.
Da qui la tradizione per quel viaggio ma, anziché affidarsi alla ricerca di nuovi orizzonti, li ha riportati a Lido Adriano. Chissà, forse per affetto, forse perché si torna sempre dove si è stati bene o forse perché l’assassino torna sempre sul luogo del delitto.
Ma sì, una “tre giorni” al mare per rimettere in moto le giunture con un po’ di tennis, anche se nessuno ha mai il coraggio di ammettere che l’unico movimento atletico che conoscono ormai, è quello del braccio che si alza per salutare il cameriere con l’ordinazione.
L’idea, va detto, parte sempre con buone intenzioni.

Il primo giorno fu tutto un entusiasmo: un mezzo vento aveva preso a soffiare fino dall’alba giocando con cappelli, ciuffi, riporti e foulard dei partecipanti al torneo. Scambi all’ultimo respiro, rovesci fatati, e scricchiolii da articolazioni usurate si susseguirono a ritmo incalzante.
Così pure nella giornata successiva, anche se con qualche nube all’orizzonte, un po' meno entusiasmo e un maggiore scricchiolio.
— Almeno ci muoviamo un po’, no? — aveva detto Elio, il campione di Brentonico, (ormai desideroso di arrivare all’agognata pensione), servendosi il secondo bicchiere di birra al solito baretto sulla spiaggia.
Paolo (conosciuto per il suo tocco elegante sia con il pennello che con la racchetta), che era il più diplomatico della compagine, si era limitato a mormorare un — Sì, sì, perché no… — mentre il suo sguardo vagava verso ombrellone e lettino alla ricerca di un pisolino ristoratore.
Il terzo giorno il sole tornò e con lui anche i dolori lombari.
— Secondo me, il materasso aveva una gobba — disse Serena (in gioventù nota come miss gambe lunghe) mentre si trascinava verso la colazione.
— Io ho dormito benissimo — mentì Sara, mentre si massaggiava il ginocchio sotto il tavolo e ringraziava, in cuor suo, Maria Ester Grugnoli, la sua erborista di fiducia, per la pomata “arnica-perle di smeraldo” che le aveva consigliato.
— Che si fa? Tennis o spiaggia? — chiese Luisa, già con la settimana enigmistica sotto il braccio.
La decisione fu rapida. Dopo una mezz’ora di dibattito e due brioche a testa, si optò per una passeggiata verso il campo da tennis. Passeggiata che, casualmente, passava davanti al chiosco della signora Marilù Bertegazzi, nota per i suoi spritz abbondanti e la piadina calda.
Alla fine, si giocarono dei doppi: quasi tutti persi, anche contro turisti d’oltralpe non di primo pelo e persino contro due bambini tedeschi di otto anni, perdendo 6-0 6-0.
— Sono della scuola Tennis Club Swarzkopf di Brandeburgo — disse Renato, mentre si toglieva il cappellino sudato.
— Noi invece siamo della scuola vita — rispose Giovanni, ordinando tre caffè corretti alla grappa, di cui uno in tazzina con manico a sinistra.

La gita si concluse con la lasagna domenicale, le consuete premiazioni, dove non mancano le belle parole del Presidente, diremmo accorate e non prive di quel pathos che solitamente accompagna gli snodi cruciali delle sue prediche...ehm…volevo dire dediche.
Non solo bravo il Presidente, paziente anche, nello spiegare le sue ragioni, tanto che, alla fine, anche i ciottoli del piazzale le capivano.
Quando la combriccola tornò a casa, nessuno parlò molto della gita.
Non per vergogna, ma per decenza.
— Comunque, l’anno prossimo si rifà — disse Mara al bar, una settimana dopo.
— Magari con il ping-pong — suggerì Silver.
Luciano guardò nel vuoto, poi disse:
— Io voto per la briscola.

Nonostante tutte queste disquisizioni noi pensavamo di giocare bene.
Forse però si trattava solo di un lungo sogno!
Risvegliati, niente di nuovo!



Lea Dangers